Tognolini moment

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Sulla mia prima volta alla Bologna Children’s Book Fair mi si chiede “e allora?”. Più di così al momento non posso:

Compagni di viaggio molto simpatici ed evocazioni di VOV.
Libri di cui conosco i retroscena.
Non sono e non sarò mai una groupie.
Tutto, tanto, troppo, non abbastanza.
Una domanda che mi rimbomba.
Incontri, reincontri, collisioni mancate d’un soffio.
Telefoni cellulari che si scaricano.
Avvistamenti, la sensazione di avere tutti amici su fb e contemplazione della Zelig che è in me.
Attacchi di bulimia bibliofila, stoica resistenza, fortunatamente anche fuffa da sdegnare.

 

Po, nel caos, lui.

 

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Lui che declama e un po’ anche rappa le sue filastrocche. Poi una magia. Ne introduce una dicendo una cosa del genere (non è una trascrizione, ma il senso o quello che mi è arrivato):

Questa filastrocca non è una di quelle che considero belle, riuscite. Però è utile e va bene così. Perché una filastrocca sia bella è la rima che deve comandare. E deve sorprendermi. Qui invece ho piegato la rima per farle dire quello che volevo io. E non va bene. Non funziona così. Deve comandare lei! Il suono sempre prima del senso, il suono ad inventarsi un senso. Ma dal momento che ho rispettato la rima per tanti anni, questa volta l’ho piegata a quello che volevo dire io. Lei mi ha riconosciuto questo rispetto e me lo ha lasciato fare.

Ripeto, Bruno Tognolini non ha pronunciato proprio queste parole, ma l’idea era quella. Ed è stato molto emozionante sentirlo dire da lui con semplicità e immediatezza, gli occhi sorridenti. Sentire la descrizione di quello che avviene quando si gioca con le parole lasciando che dominino loro, la testa messa tra parentesi, la sorpresa dei significati che sbucano buffi dalle assonanze. E’ qualcosa di molto simile alla prima fase del disegno per come lo intendono alcuni illustratori, io credo. Un linguaggio utilizzato al grado minimo di senso, con pochi freni razionali, appena un po’ complesso della lallazione. Tendere all’istinto, abbandonarsi per farsi sorprendere dal suono che diventa lingua e meraviglia.

Il Tognolini moment è valso la giornata. Restano una fotografia sfocata al mio solito e Lisa e Vale come testimoni. Poi c’è stato tutto il resto.

 

9 commenti Aggiungi il tuo

  1. stimadidanno ha detto:

    che poi, tra l’altro, davvero avevo l’impressione di “conoscere” molte persone. che facevo, la pazza mitomane che andava a fermarli tutti? naaaaaaa. però continuate a leggere Measachair ; )

  2. ilmondodici ha detto:

    Anche a me è capitato di fermarmi in un paio di occasioni ad un passo da un mito… Peró… a volte è bene così, la magia è anche fatta di pura contemplazione.

  3. stimadidanno ha detto:

    dici eh. mannaggiamè.

  4. nora ha detto:

    ma che invidia verde….. grazie almeno mi fai sentire partecipe.
    Non posso andare dappertutto, dopotutto.
    E comunque viva Tognolini! La prossima volta, lascia passare un minuto dal momento magico e poi vai a conoscerlo impunemente 😉

  5. stimadidanno ha detto:

    mi chiedo se avrei potuto andare lì e conoscerlo. boh. mi sembrava di sciupare il momento.

  6. Caterina ha detto:

    wowowo magia che arriva fin qui !
    mi piace molto Tognolini in credito con la rima, simpatico 🙂
    io mi sono emozionata tanto per molto meno 😉

  7. Marzia2 ha detto:

    Oh, meraviglia! Ho seguito le tue orme con la solita curiosità ma per Tognoloni provo proprio invidia, le sue “rime di rabbia” qui sono un grande amore.

  8. stimadidanno ha detto:

    appena mi riprendo, più dettagli. o recensioni. o interviste. lasciami lavorare! (si si l’anno prossimo di più, di più!)

  9. mammozza ha detto:

    Ma come le racconti bene. Però sei troppo ermetica. Con calma e col tempo mi piacerebbe conoscere i dettagli più ‘dettagliatamente’

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